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Étienne Dupérac, Nova Urbis Romae Descriptio, detail of the Church of San Luca on the Esquiline, 1577, etching. London, The British Library

Church of San Luca

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Bibliografia selezionata

Francini, Girolamo. Le cose marauigliose dell’alma città di Roma. Venice, 1566.

Massimo, Camillo Vittorio Emanuele. Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane. Rome, 1836.

Mellini, Benedetto. La "descrittione di Roma" di Benedetto Mellini nel Codice Vat. Lat. 11905, ed. Federico Guidobaldi et al. Vatican City, 2010.

Noehles, Karl. La Chiesa dei SS. Luca e Martina nell'opera di Pietro da Cortona. Rome, 1970.

Salvagni, Isabella. "The Università dei Pitttori and the Accademia di San Luca: From the Installation in San Luca sull’Esquilino to the Reconstruction of Santa Marina al Foro Romano." In The Accademia Seminars: The Accademia di San Luca in Rome, c. 1590–1635, edited by Peter M. Lukehart, 69–121 (Washington, 2009).

Salvagni, Isabella. Da Universitas ad Academia: La Corporazione dei Pittori nella chiesa di San Luca a Roma, 1478‒1588. Rome, 2012.

Witcombe, Christopher. "Gregory XIII and the Accademia di San Luca in Rome." Memoirs of the American Academy in Rome 54 (2009): 107–118.

Figure 1. Étienne Dupérac, Nova Urbis Romae Descriptio, detail of the Church of San Luca on the Esquiline, 1577, etching. London, The British Library

La piccola Chiesa di San Luca, che un tempo sorgeva sul Colle Esquilino vicino alla basilica papale di Santa Maria Maggiore, era una struttura medievale, probabilmente risalente al Duecento. Sebbene la maggior parte degli studi moderni sull'Università dei Pittori suggeriscano che le sue attività nella chiesa iniziarono nel 1478, quando ne furono promulgati gli statuti della corporazione, altre date alternative sono state proposte. [1] Nel 1590, punto di partenza per il progetto Accademia di San Luca, la chiesa era già stata rasa al suolo per espresso ordine di Sisto V da poco eletto al soglio pontificio nel 1585. Tuttavia, una storia parziale emerge da una serie di fonti scritte, documentarie e visive di data successiva che si riferiscono retrospettivamente a decisioni e transazioni che là si sono svolte.

Tutti i resoconti attestano che la chiesa era di modeste dimensioni. Ad esempio, la parola chiesuola usata da Girolamo Francini per descrivere l'edificio nella sua guida di Roma (1566) denota una piccola struttura. [2] Va notato, tuttavia, che nonostante le sue dimensioni, San Luca era degna di nota nelle guide (non tutte le chiese erano). La chiesa era sotto la giurisdizione della vicina basilica di Santa Maria Maggiore. I lavori nella chiesa, inclusa una decorazione pittorica, continuarono per alcuni decenni prima della sua demolizione ma la maggior parte o tutte le quali sono ora svanite. Nelle sue note manoscritte sulle chiese di Roma, Pompeo Ugonio descriveva la chiesa come un edificio ad unica navata coronata da una volta a botte e adornata con dipinti (tra cui, sull'altare maggiore, c'era la raffigurazione di San Luca che dipinge la Vergine, che alcuni studiosi sostengono sia l'opera allora attribuita a Raffaello). [3] Sfortunatamente, nessuna informazione sugli autori o sui soggetti degli altri dipinti è venuta alla luce.

Figure 2. Sebastiano de Re, Roma con li forti, detail of area around the Basilica of Santa Maria Maggiore, etching and engraving, 1557. Collection of Fredrika and Paul Jacobs

Le mappe cinquecentesche di Roma sono fonti inestimabili per stabilire sia la posizione approssimativa sia l'aspetto della chiesa. Le mappe di Mario Cartaro (1576) ed Étienne Dupérac (1577) [fig. 1] includono la Chiesa di San Luca insieme al suo giardino adiacente. Mappe precedenti, come quella di Leonardo Bufalini (1551), quella di Pirro Ligorio (1552) e quella di Sebastiano de Re (1557) [fig. 2] mostrano qualche chiesa nella zona che circonda Santa Maria Maggiore, ma poiché, da un lato, molti di questi edifici non sono identificati sulle mappe e, dall'altro, i documenti d'epoca accennano almeno ad un'altra chiesa - quella di Sant'Alberto - nelle immediate vicinanze della Chiesa di San Luca, è difficile distinguere con certezza entrambi gli edifici su queste mappe (vedi mappe sotto). Mentre la mappa di Cartaro presenta una vista obliqua frontale, quella di Dupérac illustra la chiesa con la sua facciata orientata verso la piazza dietro Santa Maria Maggiore. In entrambi i casi, la chiesa appare dotata di un campanile, anche se la sua posizione in relazione alla struttura principale è diversa. Entrambe le mappe attestano l’esistenza di una sorta di atrio di fronte alla chiesa, ma solo quella di Dupérac mostra un appezzamento di terreno retrostante, che probabilmente fu adibito a giardino.

Figure 3. Giovanni Maggi and Paul Maupin, Disegno nuovo di Roma moderna, detail of piazza and obelisk behind Basilica of Santa Maria Maggiore, woodcut, 1625. Pepys Library, Magdalene College, University of Cambridge (PL 2990)

La demolizione della chiesa da parte di Sisto V è stata tradizionalmente intesa come motivata dalla necessità del pontefice di espandere la sua vicina proprietà, la Villa Peretti, al cui costruzione si era personalmente dedicato per qualche tempo prima di diventare papa. Comunque, incredibilmente, Benedetto Mellini notava nella sua guida inedita di Roma degli anni Sessanta del Seicento che i resti della chiesa erano ancora visibili al momento in cui scrisse. [4] Le informazioni ribadite da un catalogo di Michele Lonigo, che Mellini citava direttamente, suggerivano che il motivo della demolizione della chiesa fosse in realtà dovuto al progetto di allargamento della piazza dell'obelisco dietro Santa Maria Maggiore [fig. 3]. Allo stesso modo, fonti contemporanee, come Flaminio Vacca (uno scultore che servì anche come principe dell'Accademia di San Luca), affermarono che la chiesa fu demolita per creare la piazza. Sisto V si impegnò nella ristrutturazione del tessuto urbano di questa zona di Roma e di altri importanti siti della Città Eterna, tra cui San Pietro e il complesso Lateranense. Sul Colle Esquilino, oltre alla sua dimora privata e all'obelisco, commissionò la Cappella Sistina a Santa Maria Maggiore sul lato della basilica affacciante la Villa Peretti. Camillo Massimo, l'ultimo proprietario della villa, intraprese intense ricerche archivistiche sulla zona circostante, prima della distruzione della villa nell'Ottocento per creare l'attuale stazione ferroviaria Termini. [5] Si sforzò di trovare tutti i documenti riguardanti la vendita e l'acquisto di terreni e proprietà collegati alla villa. Massimo stava dalla parte degli autori dell’età moderna che consideravano la demolizione della Chiesa di San Luca come parte della sistematizzazione della posteriore Piazza Santa Maria Maggiore, dove il pontefice installò l'obelisco nel 1587. Tenendo conto dei vari cambiamenti intorno alla distrutta chiesa di San Luca e delle successive imprecisioni introdotte da documenti visivi come le mappe, potrebbe essere più proficuo per la ricerca su questo sito considerare di aumentare l'area che si presume sia stata occupata dalla chiesa.

~Silvia Tita, aggiornato Agosto 2021

[1] Salvagni 2009, 76–77. 

[2] Francini 1566, 23. Lo stesso termine fu usato nelle edizioni successive del libro (vedi, ad esempio, l'edizione del 1568), ma nell'edizione del 1575 la parola scomparve. Anche l'edizione del 1585 menziona la chiesa, ma ancora senza caratterizzarla come una "chiesuola". Qualora l'eliminazione della parola "chiesuola" nel 1575 possa essere un'indicazione dell’avvenuto ampliamento della chiesa da parte dei pittori è un’ipotesi che deve essere ancora corroborata da documenti. 

[3] Citato in Salvagni 2012, 250 n. 81. 

[4] Mellini 2010, 442–443. 

[5] Cfr. Massimo 1836, 91–97.